Il rischio incendio può sussistere in ogni posto di lavoro, in una varietà di ambienti, o durante lo svolgimento di determinate attività. Naturalmente il rischio di incendio è più probabile in situazioni in cui vengono utilizzati prodotti chimici infiammabili o combustibili, ma anche negli uffici e in altri ambienti a basso rischio, il rischio di incendio è sempre prevalente.
Ecco perché la sicurezza antincendio e le procedure di emergenza sul posto di lavoro sono così importanti.
È necessario essere consapevoli del rischio incendio sul posto di lavoro e adottare tutte le misure ragionevoli per eliminare o ridurre il rischio di incendio o esplosione. Non solo è importante per la sicurezza dei lavoratori, ma esiste anche l’obbligo legale di farlo secondo la normativa antincendio per la sicurezza.
Gli obblighi in materia di salute e sicurezza relativi alla sicurezza antincendio comprendono la necessità di:
- gestire i rischi di incendio sul posto di lavoro;
- sviluppare e mantenere efficienti procedure di sicurezza antincendio;
- introdurre e mantenere adeguate attrezzature antincendio;
- formare i lavoratori in queste materie.
Indice
- DM 10 marzo 1998: il piano di emergenza per i luoghi di lavoro
- Pericolo di incendio e rischio di incendio: le differenze
- Classificazione dei luoghi di lavoro in base al rischio di incendio
- Come ottenere il certificato prevenzione incendi
- Sicurezza antincendio per attività ad alto rischio incendio
- Attività ad alto rischio di incendio: aziende produttrici di vernici
- DM 10 marzo 1998: il piano di emergenza per i luoghi di lavoro
DM 10 marzo 1998: il piano di emergenza per i luoghi di lavoro
Per tutte le attività produttive (fabbriche, uffici, impianti, pubblica amministrazione, ecc.) è prevista la presenza di un Piano di emergenza ed evacuazione (D. Lgs. 81/08, art. 43 e DM 10 marzo 1998, art. 5) progettato per soddisfare i requisiti specifici del luogo di lavoro. Il Piano di Emergenza ed Evacuazione definisce i ruoli, ovvero le responsabilità, e le procedure da attuare in caso di emergenza.
La redazione del Piano di Emergenza è obbligatoria, secondo l’articolo 5 del DM 10 marzo 1998, “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro”, per:
- Aziende con almeno 10 dipendenti;
- Aziende soggette al controllo periodico da parte dei Vigili del Fuoco, rientranti cioè tra le tipologie di attività di cui all’Allegato I del D.P.R. n. 151/2011.
Rischio incendio nei luoghi di lavoro: chi si occupa del Piano di Emergenza?
Il Piano è di responsabilità del datore di lavoro, in collaborazione con il RSPP e gli addetti alle emergenze.
Pericolo di incendio e rischio di incendio: le differenze
Pericolo di incendio e rischio incendio sono termini spesso confusi, ma in realtà indicano cose diverse.
Il pericolo di incendio si identifica con gli elementi e le azioni che possono determinare lo sviluppo di un incendio. Per esempio tutte le sostanze infiammabili, (ovvero sostanze che a contatto con l’ossigeno atmosferico e a temperatura sufficientemente elevata, bruciano sviluppando fiamme) rappresentano un pericolo.
Per indicare l’infiammabilità di ogni sostanza si usano tre parametri:
- punto di infiammabilità (flash point): è la temperatura più bassa alla quale un liquido sviluppa vapori in quantità sufficiente a formare con l’aria circostante una miscela che può accendersi in breve tempo a contatto con una fonte di innesco efficace, creando un incendio;
- il punto di infiammabilità temperatura di ignizione o autoaccensione: è la minima temperatura richiesta per iniziare o mantenere la combustione di una miscela dei vapori della sostanza con l’aria, indipendentemente dalla fonte di calore;
- campo di infiammabilità: è l’intervallo in cui in presenza di un innesco, avviene l’accensione e la propagazione della fiamma nella miscela.
Il rischio di incendio è invece definito da due fattori:
- la frequenza, ovvero la probabilità che l’incendio si verifichi in un determinato intervallo di tempo;
- la magnitudo, ovvero l’entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi dell’incendio.
Rischio incendio: come calcolarlo
Per calcolare il rischio incendio si utilizza questa formula:
Rischio = Frequenza x Magnitudo
che sta a significare che quanto più si riducono la frequenza o la magnitudo, o entrambe, tanto più si ridurrà il rischio d’incendio.
Rischio incendio: come controllarlo
Per controllare e gestire un rischio di incendio è necessario adottare due tipi di misure antincendio:
- Preventivo = con le misure di prevenzione incendi si cerca di ridurre la frequenza del rischio incendio;
- Protettivo = con queste misure antincendio invece si cerca di ridurre la magnitudo.
Le misure di protezione incendi possono essere attive o passive, a seconda che richiedano o meno l’intervento di un operatore o di un impianto antincendio per essere attivate .
Per ottenere un buon risultato nel controllo del rischio d’incendio è necessario adottare entrambe le misure.
Tipicamente il fuoco proviene da una reazione chimica tra l’ ossigeno nell’atmosfera e una sorta di combustibile (legno o benzina, ad esempio). Certo, il legno e la benzina non prendono fuoco spontaneamente solo perché sono circondati dall’ossigeno.
Come accendere un fuoco quindi? Perché la reazione di combustione avvenga, il carburante dev’essere riscaldato alla sua temperatura di accensione.
Il colore della fiamma invece varia a seconda di ciò che sta bruciando e di quanto è caldo. La variazione di colore all’interno di una fiamma è causata da una temperatura non uniforme. In genere, la parte più calda di una fiamma – la base – si illumina in blu e le parti più fredde nella parte superiore si illuminano di arancione o giallo. In caso di incendio il colore che predomina su tutti è l’arancione.
Classificazione dei luoghi di lavoro in base al rischio di incendio
La classificazione dei luoghi di lavoro in base al rischio di incendio viene indicata all’interno del DM 10 marzo 1998, alla voce “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro” che al punto 1.4.4 suddivide i luoghi di lavoro in tre categorie.
Le attività sottoposte ai controlli di prevenzione incendi vengono distinte in:
- Categoria “A”, attività a basso rischio di incendio e standardizzate. Sono tutti i luoghi di lavoro o parte di essi, con presenza di sostanze a basso tasso di infiammabilità e dove le condizioni locali e di esercizio offrono scarse possibilità di sviluppo di principi di incendio, e con una limitata probabilità di propagazione.
Esempi di attività a basso rischio incendio:
– tutte le attività non classificabili a medio ed elevato rischio d’incendio e dove, in generale, sono presenti sostanze scarsamente infiammabili. In questi casi le condizioni presentano una scarsa possibilità di sviluppo incendi e nessuna probabilità di propagazione di fiamme.
2. Categoria “B”, attività a medio rischio di incendio. Comprendono tutti i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui sono presenti sostanze infiammabili o condizioni che possono favorire lo sviluppo di incendi, ma con probabilità limitata di propagazione delle fiamme.
Esempi di attività a medio rischio incendio:
cantieri temporanei e mobili, dove si detengono e utilizzano sostanze infiammabili e fiamme libere;
luoghi di lavoro compresi nell’all. al DM 16.2.82 e nelle tabelle A e B annesse al DPR 689/1959.
3. Categoria “C”, attività a elevato rischio di incendio. I luoghi con presenza di sostanze altamente infiammabili, o dove ci sono alte probabilità di sviluppo incendi, con forti probabilità di propagazione delle fiamme nella fase iniziale.
Esempi di attività a elevato rischio incendio:
- centrali termoelettriche
- alberghi con oltre 200 posti letto
- fabbriche e depositi di esplosivi
- scuole con oltre 1000 persone presenti
- impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili
- uffici con oltre 1000 dipendenti
ecc.
Gli incaricati alla prevenzione incendi devono effettuare regolari verifiche (con cadenza predeterminata) nei luoghi di lavoro finalizzati ad accertare il mantenimento delle misure di sicurezza antincendio, predisponendo idonee liste di controllo.
Come ottenere il certificato prevenzione incendi
Specifici settori e attività aventi un particolare rischio incendio in relazione a molteplici fattori quali, ad esempio, le lavorazioni svolte, il numero di persone presenti all’interno dell’edificio, i materiali e/o prodotti stoccati, ecc. e per tale motivo individuati dalla normativa di settore in appositi elenchi, risultano soggetti a specifiche misure di prevenzione e protezione approvate dai comandi dei Vigili del Fuoco competenti per territorio.
Per ottenere il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI), in base alla categoria di appartenenza, si applicano procedure diverse, più o meno complesse a seconda della categoria di rischio.
Per scoprire tutto sul CPI, leggi il nostro articolo di approfondimento “Certificato di prevenzione incendi: guida completa”.
Sicurezza antincendio per attività ad alto rischio incendio
I luoghi considerati ad alto rischio di incendio comprendono:
- aree dove i processi lavorativi comportano l’utilizzo di sostanze altamente infiammabili (p.e. impianti di verniciatura), o di fiamme libere, o la produzione di notevole calore in presenza di materiali combustibili;
- aree dove c’è deposito o manipolazione di sostanze chimiche che possono, in determinate circostanze, produrre reazioni esotermiche, emanare gas o vapori infiammabili, o reagire con altre sostanze combustibili;
- aree dove vengono depositate o manipolate sostanze esplosive o altamente infiammabili;
aree dove c’è una notevole quantità di materiali combustibili che sono facilmente incendiabili; - edifici interamente realizzati con strutture in legno;
- locali dove, indipendentemente dalla presenza di sostanze infiammabili e dalla facilità di propagazione delle fiamme, l’affollamento degli ambienti, lo stato dei luoghi o le limitazioni motorie delle persone presenti, rendono difficoltosa evacuazione in caso di incendio.
Molti luoghi di lavoro si classificano della stessa categoria di rischio incendio in ogni parte, e una qualunque area a rischio elevato può alzare il livello di rischio dell’intero luogo di lavoro. Unica eccezione è fatta se l’area considerata a rischio d’incendio è separata dal resto dell’ambiente, con elementi separanti e resistenti al fuoco.
Come poter ridurre il livello di rischio d’incendio?
Gestendo accuratamente il processo di lavoro, e proteggendo le vie di uscita e di emergenza
nei luoghi di lavoro grandi o complessi, è possibile ridurre il livello di rischio attraverso misure di protezione attiva di tipo automatico quali impianti antincendio automatici di spegnimento, impianti automatici di rivelazione incendi o impianti di estrazione fumi.
Ti potrebbe interessare anche questo articolo-> Incendio e sicurezza: consigli per la prevenzione incendi
Attività ad alto rischio di incendio: aziende produttrici di vernici
L’adeguamento alle norme di prevenzione incendi di aziende di manipolazione e stoccaggio di sostanze chimiche costituite di vernici a solvente consente non solo di ridurre il rischio incendio, ma anche di fronteggiare i rischi di esplosione e di esposizione ad agenti chimici.
I pericoli derivanti dall’utilizzo dei solventi non dipendono soltanto dalle loro proprietà fisico-chimiche e non si limitano unicamente agli incendi e alle esplosioni. L’uso improprio della maggior parte dei solventi può causare irritazioni, ustioni o intossicazioni acute e croniche.
Le attività ad alto rischio di incendio sono elencate nell’allegato I al D.P.R. 01/08/2011, n. 151 (elenco delle attività soggette alle visite e ai controlli di prevenzione incendi) e sono:
- stabilimenti e impianti dove si impiegano liquidi infiammabili e/o combustibili, con punto di infiammabilità a 125°;
- depositi e/o rivendite di liquidi infiammabili, combustibili, lubrificanti, oli diatermici di qualsiasi lavorazione;
- impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido, o gassoso con potenzialità superiore a 116 KW.
In caso di manipolazione dei solventi è necessario attuare misure di protezione antincendio per prevenire incendi ed esplosioni, e prevenire i danni alla salute.
Per ridurre i rischi di incendio sul luogo di lavoro è necessario:
- sostituire le sostanze o procedure pericolose: i produttori di vernici per l’edilizia, l’industria o il settore automobilistico hanno fatto molti progressi per soddisfare le disposizioni previste per la protezione dei lavoratori e dell’ambiente. Per esempio le vernici a base acquosa contengono poco solvente organico;
- adottare misure di protezione preventiva contro le esplosioni: alcune di queste misure preventiva antincendio sono la ventilazione per lo stoccaggio dei liquidi facilmente infiammabili, l suddivisione in zone a rischio di esplosione, e l’evitare fonti che potrebbero innescare un’atmosfera esplosiva;
- adottare misure organizzative: un esempio è la misurazione dei vapori infiammabili presenti nell’aria attraverso un esplosimetro;
- utilizzare dispositivi di protezione individuale: per esempio l’utilizzo di maschere, guanti ecc.
Per le attività ad alto rischio è fondamentale progettare e realizzare impianti antincendio di servizio e di sicurezza a regola d’arte, basandosi sulle più recenti norme tecniche del settore.
Inoltre è fondamentale adottare un approccio multidisciplinare che, basandosi sull’esperienza, la professionalità e la specifica competenza di ogni membro del team di progetto, operi nel campo dell’ingegneria antincendio a 360° approcciando il problema da un punto di vista strutturale degli impianti elettrici, tecnologici, speciali e di sicurezza, della formazione degli operatori e della tecnologia antincendio. È fondamentale usare impianti antincendio di qualità e certificati, chiedici subito una consulenza per la tua attività affidandoti alla nostra esperienza decennale nella protezione antincendio.
[/av_textblock]