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Sicurezza antincendio: cosa ci insegnano i grandi incendi della storia italiana

I più grandi incendi della storia

Durante la sua storia, l’umanità ha dovuto affrontare tragici incendi, che hanno distrutto intere città e tolto la vita a migliaia di persone. Facendo tesoro degli errori del passato, e grazie al progresso tecnologico, esistono diverse tecniche per prevenire – ed arginare – gli incendi.

Tuttavia, anche nel passato recente si sono verificati roghi molto violenti, che hanno avuto tragici impatti. Vediamone alcuni e scopriamo cosa ci hanno insegnato.

2007, Torino: Acciaieria Thyssenkrupp

Un violento incendio causò la morte di 7 lavoratori dell’acciaieria Thyssenkrupp di Torino la notte del 6 dicembre 2007: tra le principali cause, i mancati investimenti nella sicurezza di un impianto destinato alla dismissione.

L’incendio coinvolse una delle tubazioni di olio in pressione dei macchinari: un flessibile in gomma, esposto a lungo al calore del rogo, si ruppe con conseguente nebulizzazione (formazione di piccole gocce in aria) dell’olio. Fu proprio questa “nebbia” di olio, finemente mescolata all’ossigeno dell’aria, a causare il cosiddetto “flash fire”, una nube di fuoco che si espanse immediatamente per 12 metri investendo gli operai impegnati con gli estintori.

Le gravi ustioni causarono la morte sul posto di uno di loro e successivamente di altri sei colleghi, dopo settimane di ricovero negli ospedali della città. Solo uno di loro riuscì a salvarsi riportando ustioni al viso e la testimonianza diretta degli orrori vissuti.

Nei diversi gradi di giudizio sono state valutate le decisioni di responsabili, amministratori locali e della dirigenza, fino ad arrivare alla figura dell’amministratore delegato dell’epoca Harald Espenhahn.

1983, Torino: Cinema Statuto

L’incendio del Cinema Statuto a Torino, avvenuto il 13 febbraio 1983, è considerato uno dei più gravi disastri nella storia italiana del dopoguerra. Durante la proiezione del film “La capra”, intorno alle 18:15, un cortocircuito causò l’incendio di una tenda nel corridoio di accesso alla platea. Le fiamme si propagarono rapidamente alle poltrone e ai rivestimenti, generando fumi tossici che portarono alla morte di 64 persone, principalmente per intossicazione da ossido di carbonio e acido cianidrico.

La tragedia fu aggravata dalla chiusura di quasi tutte le uscite di sicurezza, lasciate bloccate per prevenire ingressi non autorizzati. Inoltre, l’illuminazione di emergenza non fu attivata e la proiezione del film continuò nel tentativo di evitare il panico, ritardando la consapevolezza del pericolo tra gli spettatori.

Le indagini successive evidenziarono gravi carenze nelle normative di sicurezza dell’epoca, portando a una revisione delle leggi italiane sulla sicurezza nei locali pubblici.

2021, Milano: Torre dei Moro

Il 29 agosto 2021, un incendio ha devastato la Torre dei Moro, un grattacielo di 18 piani situato in via Giacomo Antonini a Milano. Fortunatamente, non ci sono state vittime, ma l’incendio ha distrutto 26 appartamenti e 13 automobili, lasciando senza casa circa 80 famiglie.

Secondo le indagini, l’incendio è stato innescato accidentalmente da una sigaretta accesa, gettata su un balcone del quindicesimo piano. Le fiamme si sono propagate rapidamente a causa dei pannelli di rivestimento della facciata, composti da materiali altamente infiammabili, come il polietilene (PE). Questo materiale ha contribuito alla rapida diffusione del fuoco, trasformando in pochi minuti l’edificio in una vera e propria “torcia”.

Il processo ha evidenziato criticità nella scelta dei materiali utilizzati per il rivestimento dell’edificio. Un ex agente di commercio ha testimoniato che in Italia si vendevano annualmente circa 500.000 metri quadrati di pannelli in PE, nonostante fossero noti per la loro infiammabilità. La scelta di questi materiali sarebbe stata dettata principalmente da questioni economiche e da normative poco restrittive.

Questo caso ha portato a una revisione delle normative italiane sulla sicurezza antincendio delle facciate ventilate.

Cosa ci hanno insegnato questi incendi?

Le indagini sull’incendio Thyssenkrupp rivelarono gravi omissioni nella gestione della sicurezza: mancavano sistemi antincendio automatici, la formazione dei lavoratori era insufficiente e il rischio non era stato adeguatamente valutato.

Questo evento fu uno shock per l’opinione pubblica e portò a una riforma significativa con l’emanazione del Decreto Legislativo 81/2008, noto come “Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro”.

Il decreto consolidò e aggiornò le normative esistenti, introducendo l’obbligo per le aziende di redigere un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), rafforzando la formazione obbligatoria dei dipendenti e prevedendo responsabilità penali per i datori di lavoro in caso di negligenza.

Il tragico incendio del Cinema Statuto di Torino mise in luce l’inadeguatezza delle norme antincendio per i locali di pubblico spettacolo dell’epoca. Subito dopo l’incendio, vennero emanate misure provvisorie e intensificati i controlli da parte dei Vigili del Fuoco, con chiusure di cinema e teatri non a norma. Tuttavia, una vera riforma strutturata e nazionale arrivò solo tredici anni dopo il Decreto Ministeriale del 19 agosto 1996, che introdusse una nuova regola tecnica per la prevenzione incendi nei cinema, teatri e simili.

La normativa rese obbligatorie una serie di misure tra cui: la presenza di uscite di emergenza facilmente accessibili, l’impiego di materiali ignifughi per arredi e rivestimenti, l’installazione di impianti di rilevazione incendi e la predisposizione di un piano di evacuazione.

Sebbene l’incendio alla Torre dei Moro non abbia causato vittime, l’episodio sollevò allarme sulla sicurezza delle facciate degli edifici moderni, spingendo le autorità ad aggiornare le normative. Il Decreto Ministeriale del 14 ottobre 2021 modificò il Codice di Prevenzione Incendi, introducendo una nuova Regola Tecnica Verticale (RTV) sulle chiusure d’ambito, con l’obiettivo di limitare la propagazione del fuoco tra piani attraverso le facciate.

La normativa impone l’uso di materiali non combustibili negli edifici di altezza superiore ai 12 o 18 metri (a seconda dell’uso), e rafforza i requisiti di prova e classificazione dei materiali da costruzione. Questa revisione normativa ha evidenziato la crescente attenzione alla sicurezza dell’involucro edilizio, soprattutto nei contesti urbani ad alta densità.

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